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INTERVISTA DA UN
LACT : Riceviamo spesso in azienda manager locali o anche giovani che hanno difficoltà a porsi dei limiti. Per tutti la pressione è fortissima, sia per i giovani che per i più anziani. C'è una forte volontà di voler rimanere nel posto di lavoro, unita all'attuale incertezza economica di oggi, che esercita un'enorme pressione su tutti. E la risposta a questa situazione è che tutti devono essere perfetti. È un'ingiunzione che viene percepita come tale emanata dall'azienda, ma che ognuno dà anche a se stesso.
Ciò che sta dietro è ovviamente la paura: paura di essere giudicati a un certo punto imperfetti, inefficaci, paura di trovarsi disoccupati, paura di essere smascherati per l'impostore che si è stati, paura di crollare. Dietro a tutto questo, c'è quindi un problema emotivo molto forte che guida l'azione: il dover essere perfetti in risposta a questa paura.
Un problema di ordine emotivo, con persone preoccupanti in certi casi, ma di fronte al quale diremo che dovrebbero essere in una modalità meno perfetta, più degradata.
Questa prospettiva è estremamente angosciante per loro; nella migliore delle ipotesi lo concepiscono, sono d'accordo sul principio, ma una volta che l'hanno concepito, una volta in una situazione, ciò fa aumentare ancora di più la loro paura. Queste persone si sentono ancora più incapaci perché si dicono: so benissimo che dovrei andare in questa direzione ma in realtà ne sono del tutto incapace. Non entreremo più nei dettagli perché potrebbe essere oggetto di un seminario in sé, ma in effetti possiamo ottenere risultati molto rapidi con questo tipo di persone perché si sentono così fragili e così male che sono molto mobilitate per fare uno sforzo.
Si tratta di persone che stanno già facendo molto impegno nella loro attività, quindi chiedendo loro di fare un ultimo sforzo molto difficile, possiamo sfidarli su questo, con logiche di azione in termini di comunicazione, strategia di azione e atteggiamento relazionale, che saranno logiche non razionali.
Useremo degli stratagemmi per creare, in un certo senso, una paura più grande della paura di questa persona in modo che si mobiliti in modo diverso, vale a dire che finalmente osa mostrarsi meno perfetto e che all'improvviso sperimenti che mostrandosi meno perfetto e beh non è la fine del mondo. E proprio quando sei in un ambiente come il tuo... credevo di aver capito che gli obiettivi dati non erano realistici...?
Partecipante :
Sì, lo trovo davvero.
LACT : Quindi, se non è realistico, forse c'è anche qualcosa da fare in modo che, in modo costruttivo, possiamo vedere e riconsiderare... forse a livello di gerarchia... Ma, a un certo punto, i dipendenti devono osare per mostrare i propri limiti.
Partecipante :
Sì e senza aver paura di essere percepito come incapace.
LACT :
Qui, e per finire di rispondere alla tua domanda, direi sicuramente che la valutazione delle competenze va bene per questa persona.
Aggiungo però che il limite della valutazione delle competenze è quando il personale è esso stesso in difficoltà per motivi direi emotivi. "Una nave rotta, tutti i venti sono contrari" e spesso perché una valutazione delle competenze sia efficace, la persona deve essere stata in grado di superare le proprie difficoltà emotive. Quindi sicuramente, in un secondo tempo, il bilancio è ovviamente possibile. Bene, grazie per il tuo caso.
